L'uomo invisibile by H.G. Wells

L'uomo invisibile by H.G. Wells

autore:H.G. Wells [Wells,H.G.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2024-03-05T00:00:00+00:00


XIX.

Alcuni principi fondamentali

“Cosa succede?” domandò Kemp, quando l’Uomo Invisibile lo fece entrare.

“Niente,” fu la risposta.

“Ma, accidenti!… E tutto quel fracasso?”

“Un attacco di collera,” rispose l’Uomo Invisibile. “Mi sono dimenticato del braccio e adesso mi fa male.”

“Siete piuttosto soggetto a questo tipo di attacchi, mi pare.”

“È vero.”

Kemp attraversò la stanza e si mise a raccogliere le schegge del vetro rotto. “I fatti che vi riguardano sono stati pubblicati,” disse Kemp, rialzandosi con in mano i frammenti di vetro. “Tutto quanto è successo a Iping e poi in fondo alla collina. Il mondo è venuto a sapere del suo cittadino invisibile. Ma nessuno immagina che siate qui.”

L’Uomo Invisibile lanciò un’imprecazione.

“Il segreto è ormai di dominio pubblico. Ne deduco, infatti, che fosse un segreto. Non ho idea di cosa abbiate in mente, ma sono disposto ad aiutarvi.”

L’Uomo Invisibile si sedette sul bordo del letto.

“Di sopra la colazione è pronta,” lo informò Kemp, sforzandosi di parlare con la maggiore disinvoltura possibile. Fu assai contento di vedere che il suo bizzarro ospite si alzava di buon grado. Kemp lo precedette su per le scale anguste fino al belvedere.

“Prima di decidere qualsiasi cosa,” iniziò Kemp, “forse è bene che ne sappia un po’ di più sulla vostra invisibilità.” Dopo aver lanciato un’occhiata nervosa fuori dalla finestra, si era messo a sedere con l’aria di chi voglia iniziare una conversazione importante. I dubbi relativi alla verosimiglianza dell’intera faccenda gli si affacciavano alla mente, per poi scomparire di nuovo, non appena volgeva lo sguardo verso Griffin, dall’altra parte del tavolo – una vestaglia priva di testa e di mani, che si puliva la bocca invisibile con un tovagliolo sollevato come per magia.

“È una faccenda piuttosto semplice e altrettanto plausibile,” esordì Griffin, posando il tovagliolo.

“Senza dubbio sarà così per voi, ma…” Kemp scoppiò a ridere.

“Be’, sì, però anche a me è parso straordinario all’inizio. Ora invece… Gran Dio!… Vedrete, faremo grandi cose, noi due. È a Chesilstowe che tutto ha avuto inizio.”

“Chesilstowe?”

“Mi trasferii lì, dopo essermene andato da Londra. Sapevate che avevo interrotto i miei studi in medicina per dedicarmi alla fisica? No?… Be’, è così. La luce mi affascinava.”

“Ah!”

“La densità ottica, a essere precisi. L’intera disciplina è un dedalo di complicatissimi rompicapo, un dedalo le cui soluzioni si intravedono in maniera quanto mai elusiva. E giacché avevo appena ventidue anni, ed entusiasmo da vendere, mi sono detto: ‘Dedicherò tutta la vita a questa branca del sapere. I miei sforzi verranno ripagati’. Sapete bene, immagino, quanto si è sciocchi a ventidue anni.”

“Sciocchi allora o sciocchi adesso?” commentò Kemp.

“Come se la conoscenza potesse davvero essere una fonte di soddisfazione per l’uomo!

“Eppure, malgrado ciò, mi misi a lavorare di buona lena. Ho sgobbato come un mulo per sei mesi, spremendomi le meningi senza un attimo di posa, prima che la luce penetrasse, all’improvviso, attraverso le maglie, con tutta la sua potenza abbacinante! Scoprii un principio generale sui pigmenti e la rifrazione… una formula, un’espressione geometrica che contemplava quattro dimensioni. Gli sciocchi, gli individui comuni, persino i matematici comuni, ignorano del tutto quello che certe espressioni generali possono rivelare a uno studioso di fisica molecolare.



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